Per la #rubrica Riflettiamo un po’ oggi vogliamo riallacciarci al libro “Boccioli di rose “ di @maria_cristina_pizzuto e riflettere sul tema dell’anoressia.
L’anoressia è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato da restrizione alimentare volontaria con calo considerevole del peso. Nonostante il dimagrimento, chi soffre di anoressia è costantemente preoccupato per il proprio peso e aspetto fisico. È una malattia molto complessa che nasce dall’interazione di molteplici fattori: biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici.
Nella maggioranza dei casi, insorge nell’adolescenza, ma il disturbo può presentarsi anche più precocemente oppure dopo i 40 anni. Patologia femminile nel 90% dei casi, ma in rapida diffusione anche tra i maschi.
I pazienti affetti da anoressia sono molto intelligenti, ordinati, perfezionisti, tendenzialmente compulsivi e con il bisogno di avere sempre il pieno controllo di se stessi e su ciò che lo circonda, chiedono molto da loro stessi, in genere presentano una bassa autostima.
Il deperimento fisico, unito alla ridotta qualità di vita e alle difficoltà relazionali, può favorire lo sviluppo di stai depressivi rilevanti: irritabilità, insonnia, sbalzi d’umore e ritiro sociale. Con il passare del tempo, questo disturbo può associarsi a problemi medici molto gravi.
Per un soggetto anoressico, ogni giorno è una sfida, una sfida con il cibo. Il cibo diventa un numero, calorie da contare per controllare il peso.
“La persona anoressica ha fame di tutto: relazioni, affetti ed emozioni. Per questo rifiuta tutto. È nel rifiuto che cerca l’illusoria autonomia da ogni bisogno e desiderio (da Associazione Aba)
L’anoressia è definita un disturbo etnico, perché è tipico di una certa cultura. In questo senso si è preso in considerazione il ruolo dei mass media: tendono, cioè, a incentivare l’identificazione con i modelli che propongono, quindi la pressione sulla magrezza e la stigmatizzazione della grassezza, mentre la bellezza fisica è presentata come simbolo di successo e affermazione sociale.
Credete che la donna di oggi sia sottoposta a pressioni, a determinati modelli imposti dalla società?