Titolo: La vita invisibile di Addie LaRue
Autore: Victoria Schwab
Casa Editrice: Mondadori, Oscarvault
Genere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 492
TRAMA
E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te?
“Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto”
Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l’immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna. Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli. Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima. Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome.
Nella tradizione di Vita dopo vita e La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, La vita invisibile di Addie LaRue si candida a divenire una pietra miliare nel genere del “romanzo faustiano”.
RECENSIONE
A sole poche pagine dall’inizio del romanzo siamo rimaste sorprese dalla bravura della scrittrice: una padronanza della prosa eccellente. La sua scrittura è limpida, fluida, riflessiva e poetica. I complimenti sono d’obbligo anche per la traduzione che è riuscita a mantenere intatta l’andatura della prosa.
La storia è suddivisa in 7 parti ed è costruita su sbalzi temporali, alcuni fondamentali per poter capire al meglio la storia.
La prima e la seconda parte sono molto belle, il modo in cui la scrittrice ci introduce nella narrazione e nella vicenda di Adeline è superbo; descrive ogni paesaggio, azione, pensiero nei minimi dettagli tanto da farti credere di essere tu il protagonista della storia, caratteristica che diventa un’arma a doppio taglio: dalla seconda parte in poi, il libro è ricco, fin troppo, di descrizioni minuziose.
Addirittura certi racconti del passato di Adeline risultano essere superflui per la storia in sè, e questo è un elemento che fa perdere vigore alla storia stessa. Bisogna però dire che con l’ultima parte il libro si riprende alla grande tanto da darci un finale inaspettato, che avevamo scartato.
Abbiamo adorato il personaggio di Adeline, la sua voglia di libertà, di non sottomettersi alle convenzioni del tempo, ma a ribellarsi, facendo però un errore, che le costerà tutta la vita. Abbiamo apprezzato soprattutto la sua maturazione nel corso dei 300 anni di “vita”, sviluppando arguzia, scaltrezza e la capacità di arginare l’errore e beffarlo.
Ma il personaggio che ha rapito il nostro cuore è Luc, studiato e creato in maniera impeccabile. Un aspetto che abbiamo amato è stata la descrizione degli occhi, mutamenti, sfumature, perché si sa, anche se stiamo parlando del diavolo, gli occhi non mentono mai.
Sotto certi aspetti è il classico diavolo, ingannatore, alla ricerca di anime da portare al lato oscuro ma dall’altra parte ci sono degli aspetti di lui che lo rendono umano. È pervaso da un certo senso di ambiguità inizialmente, ma poi lui stesso si lascerà prendere talmente tanto da Adeline da non rendersi conto che inconsapevolmente anche lui ha un lato debole, che tiene nascosto.
“Certo, dimenticare è così triste. Ma essere dimentica, quello si che ti fa sentire sola.
Essere l’unica in grado di ricordare”
Nel romanzo aleggia un’aria di tristezza e desolazione, di sconfitta, di una vita misera e insoddisfatta. il tema del ricordo, dell’essere ricordati, lasciare traccia nella storia pervade tutto il libro. Da qui il riferimento all’arte, alla letteratura come un modo per lasciare il segno nella storia.
Una frase molto bella che ricorre nel libro è: “le idee sono più forti dei ricordi”. Addie è riuscita nel corso del tempo a insinuare un’idea, un concetto che si è trasformato in opera d’arte: ecco il modo per arginare il patto, lasciare una traccia nel corso del tempo.
Perchè tutti vogliamo essere ricordati: questa è la verità.