Titolo: L’uomo delle castagne
Autore: Soren Sveistrup
Casa Editrice: Rizzoli
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2019
Pagine: 560
TRAMA
Un navigato agente di polizia, a una settimana dalla pensione, si ferma davanti alla fattoria di un vecchio conoscente, nei dintorni di Copenaghen. Qualcosa non va. Un maiale morto lasciato lì. Non si fa così, in campagna. Apre la porta d’ingresso, socchiusa, con due dita, come nei film. Per vedere una cosa che non avrebbe mai voluto vedere: sangue, un cadavere mutilato, altri corpi da scavalcare. Cammina fino all’ultima stanza, dove centinaia di omini fatti di castagne e fiammiferi – infantili, incompleti, deformi – lo guardano ciechi. Stravolto, si chiude la porta alle spalle, senza sapere che l’assassino lo sta fissando.
Così si annuncia, spaventosa, la storia dell’Uomo delle castagne, un thriller di grande livello, il primo romanzo di Søren Sveistrup, autore della serie tv The Killing – il cult mondiale che ha appassionato milioni di spettatori – e sceneggiatore dell’Uomo di neve, il film tratto dal romanzo di Jo Nesbø. Un’invenzione narrativa complessa, un assassino disumano che si muove nel fondo di questo libro con una cupezza senza eguali, un’indagine condotta con angosciata bravura da due detective – uomo e donna, lui e lei – costretti a scendere mille gradini per comprendere come un’ossessione perfetta può deviare la mente di un individuo. Nemmeno Hitchcock.
Perché poi un grande thriller nasce soltanto da un magnete, un chiavistello del male che attira, che vi attira inesorabilmente là, nella stanza degli omini che dondolano. Un capitolo vi lascerà il gusto di essere su una pista possibile e il seguente vi dirà di cambiare strada. Perché l’Uomo delle castagne ha pensato a tutto e ricorda ogni cosa. Gli altri, finti innocenti, hanno dimenticato.
RECENSIONE
L’uomo delle castagne è il libro d’esordio di Soren Sveistrup, un thriller nordico che ha avuto un grandissimo successo, tradotto infatti in tantissime lingue.
L’uomo delle castagne narra la storia degli agenti Thulin e Hess, che devono occuparsi di un caso di omicidio di una donna che viene trovata in un bosco con una mano mozzata e, accanto, un omino fatto con le castagne. Su questo omino viene trovata l’impronta digitale di Kristine Hartung, scomparsa un anno prima. Dopo questo primo omicidio ci sono altri omicidi, il che fa pensare appunto a un serial killer. Questi omicidi sono infatti tutti accomunati dalla presenza di altri omini di castagne sulla scena del delitto e la presenza dell’impronta digitale di questa ragazza scomparsa. Naia Thulin e Mark Hess devono scoprire l’assassino prima che faccia ulteriori vittime. Ma le cose si complicano poiché il caso è molto più intricato di quello che sembra.
Infatti, oltre che occuparsi del serial killer, ci sono altri elementi secondari, di cui il libro parla, quali l’affidamento dei bambini ad altre famiglie, madri poco presenti ed accudenti. Questo tema può essere considerato il fil rouge del libro stesso, perché fa da sfondo appunto a tutto il libro.
Leggendo la biografia dell’autore, ho notato che l’autore è stato adottato da una famiglia ed ha vissuto a Copenaghen. Quindi secondo me questa sua esperienza personale può, in qualche modo, o forse no, aver ispirato il libro e la tematica principale.
L’uomo delle castagne ha una trama molto complessa e intricata. Vengono affrontati diversi punti di vista, infatti tantissimi sono i personaggi. All’inizio ho fatto un po’ fatica. C’è un poco di disorientamento iniziale dovuto alla presenza di tanti personaggi e al riuscire a memorizzare i nomi e collegarli al personaggio 😛 Ma dopo questo primo momento, la lettura procede spedita.
Un elemento che salta subito all’occhio è che vengono presi in considerazione diversi punti di vista, ma mai quello del serial killer. Questo personaggio sta sullo sfondo del libro. Sappiamo che esiste, sappiamo che fa queste azioni scellerate, ma il suo punto di vista, con la descrizione del movente, cosa pensa, cosa fa, la preparazione degli omicidi non vengono descritti. L’omicidio avviene e basta e gli agenti devono prenderne atto e basta.
Dicevo, una trama molto complessa e intricata, che prende in considerazione non solo gli omicidi, ma anche altre tematiche: la violenza sui bambini, bambini maltrattati, abusati, situazioni di sofferenza di cui sono protagonisti i bambini, parti del libro molto difficili da leggere, perché sappiamo che sono cose che capitano spesso anche nella realtà e questo è difficile da accettare.
Uno stile di scrittura che ho adorato: punti di vista multipli, capitoli brevi con cambio di prospettiva anche molto repentino, che creano movimento e danno scorrevolezza alla storia. Infatti, non mi sono mai annoiata leggendo questo libro. In una sera ho letto 250 pagine, tutte in una volta perché volevo arrivare alla fine, verso un finale in cui si arriva piano piano. Tanti elementi, tante cose che succedono, tante storie, tanti protagonisti e alla fine viene spiegato tutto nei minimi particolari. Tutto ha un collegamento, dalla prima all’ultima cosa.
L’autore è entrato nella parte più recondita dell’animo umano, parlando anche di psicosi o di disturbi mentali molto complessi.
In una frase, è riuscito a descrivere una persona in tutta la sua crudeltà e falsità. E quindi un’azione, che poteva sembrare all’apparenza un’azione positiva o fatta per il bene comune, in realtà viene fatta solo per il bene personale.
un altro tema, infatti, è che “l’apparenza inganna”.
Un serial killer può mostrarti quello che vuole senza che tu te ne accorga. Può essere tuo amico, può sembrare una persona equilibrata, ma in realtà è tutt’altro. I serial killer mi hanno sempre affascinato come personaggi: ma la cosa che spaventa è la loro mancanza di empatia assoluta. Potrebbero fare di tutto e non c’è nessun modo per convincerli a non farlo. Non comprendono le emozioni degli altri. E questo li porta dritti verso il loro obiettivo e sono pronti a fare di tutto per raggiungerlo.
In conclusione, complimenti a Soren Sveistrup per questo libro di esordio perché è veramente fantastico. Spero che l’autore scriva altro. Sono rimasta molto male quando ha scoperto che questo il suo primo e l’unico libro. Se siete amanti dei thriller nordici, dalle scene cupe e ricche di suspense e adrenalina, non potete farvi scappare questo libro.
È un libro che lascia il segno e che quindi consiglio.